2013, Olbia e Palau

Alluvione in Sardegna

"La duplice natura dell'acqua, al confine tra morte e vita"

Il disegno di E. ragazza di II media

Lalluvione per M. una ragazza di I media

Lalluvione raccontata da un ragazzo di I media


Il finale della storia di N. I elementare
 L’alluvione che il 18 novembre 2013 che ha colpito la zona di Olbia ha lasciato evidenti danni sulle cose, sulle strade, sulle abitazioni del territorio gallurese. Ma ancora più forte è la piena avvenuta dentro, che ha mosso a fare i conti con la paura e il coraggio, con la rabbia e la solidarietà, con le regressioni e la crescita, con l’impotenza e la voglia di ripartire.  
L’intervento è iniziato il 25 novembre con la riapertura delle scuole. La richiesta principale è stata sostenere gli alunni delle classi che avevano subìto la morte di un compagno; ci siamo inoltre dedicati a sostenere bambini, ragazzi, insegnanti e famiglie nell’affrontare la crisi e recuperare gradualmente la quotidianità. Con interventi poli-focali, la nostra équipe composta da M. Teresa Devito, Michele Grano e Francesca Bennati ha incontrato più di 400, circa 120 insegnanti e 40 genitori. Abbiamo promosso occasioni di accoglienza e condivisione dei vissuti, iniziando con l’aiutare piccoli e grandi a recuperare simbolicamente ciò che l’acqua aveva portato via con sé, a capire e dare senso agli scombussolamenti esteriori ed interiori, a favorire il contatto con angosce e bisogni profondi per poterli affrontare.

Con studenti e insegnanti dell’ITCG “Falcone e Borsellino” di Palau – scuola in cui era iscritta L., morta a 16 anni col padre, la madre e il fratello – abbiamo proposto un percorso psicodinamico ed esistenziale sui sentimenti legati alla morte, che aiutasse a mettere in connessione vissuti, risorse e rituali per favorire il processo di elaborazione del lutto. Un lavoro intenso è stato realizzato con gli insegnanti della scuola materna che ha subìto la perdita del piccolo E., morto insieme al padre. 
Con i piccoli. Abbiamo proposto in particolare il racconto di una storia. I bambini, chiamati a entrare nella narrazione, si identificavano con gli animaletti protagonisti e li aiutavano a trovare soluzioni creative ai loro guai. Si è rivelato forte e catartico il momento in cui li invitavamo a ricreare un temporale con le mani e la voce: erano pienamente coinvolti, era il loro modo per esorcizzare la paura dell’acqua e riprendere il controllo sugli eventi. Interrompevamo il racconto prima del finale e chiedevamo a loro di inventarne uno, raccontandolo o disegnandolo, così da esprimere aspettative e difficoltà, bisogni di efficacia e riparazione, desideri e risorse
Con i pre-adolescenti. Dopo esserci sintonizzati con loro, ci avvaliamo di particolari metafore per entrare in contatto con il loro mondo interno in maniera graduale. Suggeriamo attività espressive (raccolta di slogan, disegni, frasi) per poi arrivare insieme al progressivo riconoscimento e rinforzo delle loro potenzialità.
 
Preside di un Liceo: «Dentro non siamo più uguali a come eravamo prima».

E., 8 anni: «Grazie per la lezione di vita, spero che ricorderete il mio nome».A., 16 anni: «Il coraggio ha bisogno della paura».G., 11 anni: «Spero che riverrete. È stato troppo bello esprimermi con voi. Grazie».