Interventi con la comunità educante per l'emergenza Covid

Famiglia educazione 1

Impatto Covid Mascherina 1

 di ERIKA RUSSO

Lo sviluppo e il benessere del bambino sono legati a diversi fattori che includono la famiglia, la comunità, il contesto socio-politico e culturale, nonché i servizi e le strutture presenti sul territorio. In questo senso si può affermare che lo sviluppo del bambino è strettamente legato al suo ambiente e che quest’ultimo può avere effetti positivi e negativi legati alla sua crescita, incidono sulle caratteristiche e le esperienze del bambino. Contestualmente, i territori e le comunità stesse possono essere influenzati dalla partecipazione dei bambini/e alle decisioni che li riguardano, per questo, nella risposta all’emergenza Covid-19 è importante tenere conto di tutti i contesti educativi e di riferimento di cui il bambino e gli adolescenti sono parte e che contribuiscono al loro sviluppo.
 
Nel vivere questo momento di incertezza dovuto alla pandemia, alla chiusura delle scuole prima e poi in forma più graduale di alcuni ordini e gradi, alle classi in quarantena, uno dei sentimenti più comuni è la paura. I bambini e le bambine e gli adolescenti possono sviluppare problemi comportamentali tra cui ansia, depressione, disturbi di separazione, asma e difficoltà fisiche (Creswell et al., 2020).
 
Diversi gli studi scientifici a sostegno del fatto che il lockdown abbia portato a un peggioramento della qualità del sonno e a un minor benessere psicofisico. Nei bambini, si è osservato ad esempio un incremento del disturbo oppositivo-provocatorio, disregolazione emotiva, problemi di condotta, di concentrazione, disturbi alimentari e sintomi somatici (Cellini et al., 2020; Di Giorgio et al., 2020).
 
Gli adolescenti, inoltre, che potrebbero sembrare aver subito un minor impatto durante il lockdown perché maggiormente connessi tramite il mondo “social”, in realtà stanno affrontando la pandemia mentre vivono una fase dello sviluppo particolare che generalmente comporta un bisogno sempre più forte di ricerca di autonomia, di definizione della propria personalità e della fase delle prime relazioni amorose, l’aumento dell’influenza dei propri pari e agli stimoli sociali. Il bisogno di mettersi in gioco li può portare anche ad esplorare il rischio e a sfidare le regole di prevenzione (Musso & Cassiba, 2020).
Inoltre, in questa fase come sottolineato dall’OMS, si può provare una stanchezza dovuta all’affrontare la pandemia (pandemic fatigue) , che si esprime in una demotivazione a seguire i comportamenti di prevenzione raccomandati. 
 
L'IMPATTO DEL COVID-19 NEL BENESSERE PSICOFISICO: IL CONTESTO SCOLASTICO
 
All’aggravarsi della deprivazione materiale, dovuta all’emergenza Covid-19, si aggiunge anche la deprivazione educativa e culturale dei bambini/e e degli adolescenti, dovuta alla chiusura prolungata delle scuole e degli spazi educativi della comunità, e al conseguente confinamento a casa. Durante il lockdown, circa 1 minore su 5 incontrava maggiori difficoltà a fare i compiti rispetto al passato e, tra i bambini tra gli 8 e gli 11 anni, quasi 1 su 10 non seguiva mai le lezioni a distanza o lo faceva meno di una volta a settimana.
Una privazione prolungata che rischia di avere effetti di lungo periodo sull’apprendimento e, più in generale, sulla dispersione scolastica, che già mostrava tendenze negative prima della crisi colpendo in particolare i minori che vivono in famiglie in condizione di svantaggio socioeconomico. Nel 2019, infatti è stata registrata una percentuale del 13,5 di giovani dispersi. Si tratta di circa 561 mila giovani che abbandonano la scuola precocemente, con un’incidenza percentuale superiore alla media europea, che si attesta al 10,2%.
Da una recente indagine condotta da IPSOS per Save the Children emerge un quadro critico secondo le opinioni raccolte tra un campione di studenti delle scuole superiori, che fa suonare un campanello d’allarme sul rischio dispersione scolastica. Il 28% degli adolescenti dichiara che dall’inizio della pandemia almeno un compagno nella propria classe ha smesso di frequentare la scuola. Tra le cause principali delle assenze durante la DAD la difficoltà di connessione e la mancanza di concentrazione. Più di uno studente su 3 si sente impreparato e il 35% quest’anno deve recuperare più materie dell’anno scorso. Stanchezza (31%), incertezza (17%) e preoccupazione (17%) sono i principali stati d’animo che gli adolescenti dichiarano di vivere in questo periodo.
A causa dell’emergenza dovuta al Covid-19 inoltre il nostro sistema scolastico rischia di veder aumentare ancora di più molte sacche di esclusione, soprattutto nelle scuole “di frontiera”. L’emergenza e la prolungata chiusura delle scuole hanno fatto sparire dal radar molti studenti a rischio, nonostante l’impegno di insegnanti e dirigenti per contattarli uno ad uno e l’intervento di molte associazioni del Terzo settore che affiancano le scuole e i loro alunni garantendo il sostegno della comunità educante.
 
La scuola è un luogo fondamentale per lo sviluppo dell’identità dei bambini/e e adolescenti. Essa, infatti, si fonda, non solo sull’acquisizione delle competenze di base, ma anche sulle capacità di relazione tra pari (amicizie, confronto, scambio etc.…), sull’accoglienza e aggregazione nel gruppo classe, elementi fondamentali per la costruzione della loro personalità. Gli insegnanti possono avere un ruolo fondamentale in questo momento nell’accogliere i vissuti emotivi dei loro studenti e nel loro ascolto. 
 
La scuola è anche il luogo in cui possono verificarsi e acuirsi, in questa fase, i casi di bullismo e cyberbullismo, i disturbi dell’apprendimento e le difficoltà nei nuovi inserimenti nei diversi gradi scolastici.  Con la didattica a distanza e nella condizione di instabilità che sta vivendo la scuola in questo momento, possono aumentare anche i rischi legati alla dispersione scolastica, che impattano negativamente sul benessere psicologico. Diverse le conseguenze tra cui forme di isolamento, demotivazione allo studio, calo degli apprendimenti, riduzione del senso di appartenenza alla comunità scolastica, forme di discriminazione/isolamento per gli studenti risultati positivi al Covid-19 e la frustrazione nella gestione della didattica a distanza (Finning et al., 2020). 
 
Lintervento psicosociale, quindi, in questo contesto mutato, deve tenere conto della necessità di sostenere docenti, studenti e famiglie nella riorganizzazione scolastica sia dal punto di vista didattico che nel ripristino  della relazione educativa tra docente e studente, tra studenti e tra scuola e famiglie, attraverso azioni che favoriscono il dialogo e il confronto, nella consapevolezza che questa emergenza può trasformarsi in una opportunità per innovare il sistema scuola ponendo al centro di tale ridefinizione soprattutto gli studenti, garantendo che siano sempre più parte attiva del cambiamento.
 
COSTRUIRE RESILIENZA
 
Il benessere si lega fortemente al concetto di resilienza, con cui s’intende una capacità d’adattamento, di flessibilità, di risposta funzionale allo stress, all’ansia e alle avversità.
 
Nella letteratura scientifica vi è un accordo, pressoché unanime, nel ritenere che la resilienza rappresenti la manifestazione di un adattamento positivo nonostante condizioni esistenziali avverse (Luthar, 2003). La resilienza non è un tratto individuale - del bambino o dell’adulto - che possa essere misurato direttamente, piuttosto un fenomeno, o come vedremo meglio sotto “un processo” di risposta a condizioni avverse e un adattamento relativamente buono, nonostante le condizioni negative.
 
Il grado individuale di resilienza può essere visto come una dimensione che cade lungo un continuum di vulnerabilità e resilienza. Questa dimensione si riferisce alle qualità intrinseche di un individuo.
 
Un'altra dimensione si riferisce a fattori esterni all’individuo e quindi ai sistemi che circondano i bambini (famiglie, comunità, scuola). Fattori protettivi diventano quindi per esempio l’esistenza di forti legami di attaccamento e la presenza di una rete familiare di supporto.
 
Nonostante siano molti i fattori associati alla resilienza, la letteratura identifica tre pilastri fondamentali per stimolare nei bambini e, di conseguenza anche negli adulti, la resilienza:
  • Senso di sicurezza, una base sicura: il bambino sperimenta un senso di sicurezza e di appartenenza nella relazione con il/i caregiver(s).
  • Stima di sé: si riferisce a una valutazione cognitiva e a sentimenti auto-riferiti sostanzialmente positivi, il bambino si percepisce come competente e di valore.
  • Senso di auto-efficacia: il bambino percepisce un senso di padronanza e di controllo e ha una comprensione accurata dei propri punti di forza e debolezza, nonché una disposizione a perseguire scopi e obiettivi a lungo termine.
In generale tutti i bambini/e e gli adolescenti stanno subendo ripercussioni molto significative a livello sociale e educativo. Per questo è ancor più fondamentale prestare particolare attenzione a coloro che già versavano in condizioni di fragilità prima che si attuassero le misure di lockdown. Tra questi, i minori migranti non accompagnati, i bambini/e e ragazzi/e con disabilità, le vittime di maltrattamento e abuso e violenza assistita e tutti i bambini/e e ragazzi che vivono in condizioni di difficoltà socio-economiche. 
 
Occorre rispondere alla complessità che caratterizza le condizioni difficili di vita delle famiglie e dei bambini most deprived con un repertorio ampio di progettualità, per cogliere le sfumature e gli spazi entro cui sollecitare possibili risorse. L’interazione tra rischio e protezione appare un modello concettuale valido poiché evidenzia sia l’interazione tra i fattori di rischio, le vulnerabilità e i fattori protettivi, sia la natura dinamica dei diversi elementi che presi singolarmente o interpretati in senso unidirezionale, avrebbero uno scarso valore euristico.
Troppo spesso il supporto ai bambini/e e agli adolescenti è delegato esclusivamente ad alcune figure di riferimento, come gli insegnanti, educatori, pediatri, specialmente per quanto riguarda il contrasto a fenomeni come la povertà educativa e la dispersione scolastica. Il vero avanzamento è invece considerare l’educazione e lo sviluppo del bambino/e una questione che coinvolge tutta la comunità. Una comunità che diventa appunto “educante” e che si concretizza nella rete di soggetti che, in un determinato territorio, decide di assumere una responsabilità condivisa per la crescita dei bambini, delle bambine e degli adolescenti. 
 
Costruire una “comunità educante” vuol dire quindi impegnarsi per rigenerare il territorio, a partire dai diritti dei bambini, promuovendo la bellezza, l’inclusione e l’accoglienza, la legalità, la cultura, la tutela dell’ambiente, la valorizzazione delle differenze, la cittadinanza attiva.
Il ruolo del costruire una “comunità educante” è cruciale già in tempi ordinari, e lo è ancora di più in risposta alla pandemia, proprio perché in questo momento di riapertura nella risposta all’emergenza, servirà sempre di più un’integrazione dei servizi territoriali. L’attivazione dell’intero tessuto sociale, preparato e formato ad accogliere la ripresa delle attività dopo la chiusura, è fondamentale per favorire la resilienza e contribuire alla creazione di fattori protettivi.  I servizi educativi integrativi sul territorio sono fondamentali anche per ristabilire le relazioni e recuperare le amicizie tra pari, oltre a coltivare interessi e talenti, che in questo periodo di distanziamento si sono allentanti e hanno quindi bisogno di essere rafforzati.
 
Promuovere la resilienza significa anche garantire la partecipazione e il coinvolgimento dei più piccoli in questa fase, per decidere insieme le nuove “regole” di convivenza e socializzazione così da rivedere la programmazione delle attività e riappropriarsi degli “spazi sociali” in modo nuovo e creativo. Le attività extrascolastiche offerte dalle organizzazioni e associazioni del Terzo Settore sul territorio hanno il compito di contribuire al recupero delle competenze sociali ma anche delle competenze cognitive e non cognitive, il cui sviluppo non è stato favorito dall’isolamento e dall’interruzione delle attività.