La scuola, «laboratorio di resilienza» nell'emergenza COVID-19
di MICHELE GRANO
«Come trasmettere sicurezza e serenità in un periodo pieno di incertezze?» «Come far capire in modo sereno ai bambini la necessità di stare lontani? Farli sentire un gruppo lo stesso? Ci sono delle storie da poter utilizzare per passare i messaggi giusti?» «Ho sentito da alcuni alunni dire: "Meglio fare videolezioni...stiamo a casa!" Come affrontare questa crisi da parte dei bambini? Sembrano frasi che denotano paura del ritorno.» «Non abbiamo le idee chiare, perché le stesse linee guida sono molto confuse…» «Sono tante le ansie e ugualmente le aspettative e il desiderio di riprendere i rapporti. Forte è l'emozione ma frenata del fatto che non possiamo abbracciare, coccolare, mediare» «Sono preoccupata dal fatto di dover fare didattica in modo limitato. Questo genera un peso nei pensieri, come quello che tutto ciò non turbi i bambini e riesca a dare loro la gioia di fare scuola in presenza» «Tra le tante paure vi è quella di perdere tutti i progressi fatti dai bambini con i quali abbiamo lavorato al concetto di socialità, di vicinanza per abbattere la paura dell'altro…» «Mi aspetto idee concrete di attività per la ripartenza, per ricreare il gruppo classe» «Mi piacerebbe continuare a rimanere centrata nel ruolo di educatore-insegnante e non solo di vigilante, come il momento sembra richiedere: metro, distanze, non toccare nulla, non prestarsi niente, ecc.» «Come mediare tra il desiderio di fare gruppo tipico di ragazzi e adolescenti e le esigenze della sicurezza» «Ripensare la relazione educativa... Come senza poter fare lavori di gruppo e obbligati alla distanza?» |
Focalizzando l’attenzione su questi aspetti abbiamo cercato di dare risposta a tali legittimi interrogativi, proprio con l’idea di tornare a pensare e sognare insieme un futuro possibile… un futuro prossimo, nell’immediato ma anche ad ampio respiro, e con l’attenzione a chi ci è prossimo (dimensione che l’emergenza Covid ha particolarmente attaccato).
Come emerso anche dalle preoccupazioni degli insegnanti, ciò che occorre è ristabilire una ri-connessione degli allievi con gli Istituti Scolastici, con il personale e i compagni, al fine di permettere ai singoli e ai gruppi di vivere esperienze trasformative in cui raccontarsi e avvicinare i vissuti dell’emergenza, interiorizzare consapevolmente le nuove regole e il nuovo modo di stare a scuola, con serenità e con la giusta percezione dei rischi, nell’ottica di ricucire insieme il senso di appartenenza ad un’unica comunità scolastica, garantendo il più possibile la sicurezza e il benessere di tutti.
È stato prioritario (e purtroppo non sufficientemente riconosciuto) fornire supporto e formazione ai docenti, punti di riferimento della scuola, per sostenerli sia in chiave personale che relazionale. Il clima di terrore e incertezza rischia di bloccare il pensiero e la creatività e il pericolo maggiore è quello di vedersi senza via d’uscita. Al fine di contrastare tali minacce è stato necessario (ed è ancora urgente) creare occasioni per prendersi cura di coloro che in primis si prendono cura dei ragazzi, non lasciandoli soli ed aiutandoli a riaccendere scintille di fiducia, inventiva, progettualità.
Tali incontri – a metà tra la formazione, l’espressione e il contenimento emotivo – hanno permesso di fornire strumenti psicoeducativi e attività per accogliere le difficoltà dei ragazzi, promuovere l’elaborazione dei sentimenti connessi all’emergenza, connettere i vissuti di piccoli e grandi, promuovere l’adattamento alle continue modificazioni dell’azione didattica, orientare sulle norme di sicurezza da far rispettare ai ragazzi, al fine di rispondere al meglio ad alcuni particolari bisogni che gli alunni possono vivere in questo tempo così complesso:
- Bisogno di continuità: la riapertura delle scuole ha avuto di per sé questa importante funzione, sia praticamente che emotivamente, permettendo agli alunni di godere del ritorno ai suoi ritmi, apprendimenti, fatiche, relazioni; tuttavia, è un passaggio che non può essere lasciato solo all’implicito, ma deve interpellare la creatività e l’attenzione degli insegnanti per fornire un senso di continuità (prima di tutto relazionale ed affettiva, come condizione preliminare per favorire anche quella didattica) coerenza, significato, stabilità, consapevolezza – in un tempo segnato da grandi contraddizioni a più livelli – per un ritorno alla “normalità” che sia flessibile e tenga conto dell’eccezionalità del momento storico.
L’adulto ha il delicato compito di far sentire agli alunni che si tratta di un periodo transitorio, anche se non se ne conosce la durata, verso il recupero della scuola così come è nei desideri e nelle aspettative di tutti. Si può attraversare insieme questo passaggio, anche rimandando l’impegno quasi “eroico ed avventuroso” che tutti stanno mettendo in campo.
- Bisogno di un tempo per l’accoglienza e l’adattamento : la situazione richiede tempi distesi e dedicati, per impostare la vita scolastica, con i suoi spazi, momenti e rituali trasformati (sia in presenza che a distanza): questa attenzione può facilitare anche il recupero e il rinforzo dell’apprendimento. Pur nell’eccezionalità, la creazione di occasioni di accoglienza è una capacità che gli insegnanti posseggono, ma sono chiamati ad attuarla con particolare cura ed elasticità, al fine di riconnettere i minori con gli spazi e con il gruppo, esplorando i cambiamenti intercorsi in questi mesi.
- Bisogno di ascolto: è richiesta ai docenti una ri-sintonizzazione con i linguaggi dei ragazzi, perché essi possano sentirsi al sicuro nell’esprimere ed elaborare i loro vissuti. Creare relazioni autentiche basate sulla comunicazione affettiva rappresenta la strada più efficace (nonché più sfidante, in quanto chiede all’adulto di contattare i propri sentimenti e pensieri profondi, da condividere in maniera mediata con gli alunni) per avviare un processo educativo basato sull’ascolto reciproco che sia efficace e gratificante per piccoli e grandi.
- Bisogno di appartenenza: è fondamentale far sperimentare tale dimensione, creando occasioni semplici e insieme ingegnose per rinsaldare i legami. Riuscire a cucire e ricucire le relazioni nei gruppi-classe e in tutta la comunità educante può portare a contrastare il senso di separazione e dispersione, che l’emergenza porta con sé (e questa emergenza in particolare). Se tale profondo bisogno viene soddisfatto, può rappresentare una vera e propria “palestra” di coesione e di separazione: infatti più si sente di appartenere, più è possibile vivere nuove separazioni e difficoltà con equilibrio e serenità (offrendo un imprinting positivo, ad esempio, nel caso in cui si dovesse ritornare a forme di DaD o nella gestione di altri tipi di separazioni dal gruppo).
- Bisogno di fiducia: l’insegnante ha il compito di fare da “garante” per il funzionamento emotivo e relazionale del gruppo, fornendo una base sicura a partire dalla quale si può gradualmente recuperare l’equilibrio; la presenza di insegnanti attenti ed empatici permette di rispondere ai bisogni psicologici primari dei ragazzi (sentirsi sicuri, contenuti e sostenuti, compresi), ma anche dei bisogni “esistenziali” di simbolizzazione e attribuzione semantica; questo percorso aiuta a ritrovare la fiducia in se stessi e nell’altro, in un tempo in cui invece l’altro è visto come un possibile nemico dal quale proteggersi. I ragazzi hanno bisogno di sentire che l’adulto ha fiducia nelle loro capacità e risorse per far fronte all’emergenza e, se ben accompagnati e stimolati, possono contribuire all’individuazione di soluzioni originali e inventive. Come ha condiviso un’insegnante nel corso del Webinar “Tutti a scuola”: «Sono fiduciosa che i ragazzi ci diano la migliore risposta in un nuovo modo di relazione, questo è il mio augurio».
- Bisogno di interiorizzare consapevolmente le nuove regole e il nuovo modo di stare a scuola: tema centrale per garantire un buon clima nelle classi, da promuovere con tranquillità e con la giusta percezione della situazione di rischio, attraverso la creazione di un nuovo patto educativo che coinvolga tutti e aiuti a trovare senso e costanza nelle nuove regole da rispettare, quale strada di corresponsabilità e buona convivenza a scuola.
- Un patto comune e condiviso dal quale ripartire ha un notevole impatto sulla gestione dei gruppi in un momento di grande frammentazione interna, relazionale, logistica:
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- Permette a ciascun alunno di avere un ruolo attivo tra fiducia e riconoscimento (-etero ed -auto) nell’accettazione delle regole e dei comportamenti e nell’attribuzione di senso.
- Polarizza l’attenzione verso la “parte sana” del gruppo, che diventa trainante e motivante.
- Mira alla negoziazione tra gli estremi: da un lato il negazionismo (tipico della “narrazione placebo”, edulcorata ed edulcorante, che tende a minimizzare o a smentire l’esistenza stessa del Covid, portando sovente a comportamenti irresponsabili) dall’altro l’allarmismo (proprio della “narrazione nocebo”, martellante e terrorizzante, che tende ad aumentare i livelli di ansia e di panico).
- Consente di costruire una narrazione serena, realistica, interattiva e orientata alle risorse, che permette l’incontro e fornisce indicazioni utili per controllare la situazione, rappresentando un tassello centrale per il rafforzamento della resilienza individuale e collettiva (Cyrulnik, 2009).
Attraverso un Patto sul Rischio Accettabile (Biondo, 2006) – proposta del Centro Rampi per promuovere il rischio utile che favorisce la protezione e la crescita, contro il rischio inutile che mette a repentaglio la vita – è possibile incrementare le competenze dei ragazzi per affrontare l’emergenza e i rischi sanitari e psicologici connessi; lo sviluppo della fiducia nell’autonomia, della sicurezza personale e della fiducia con gli adulti; la responsabilizzazione nei confronti di se stessi, degli altri e dell’ambiente; l’acquisizione di una mentalità realistica nei confronti del Covid-19, insieme alla conoscenza e alla significazione delle nuove normative.
Sarebbe auspicabile, nella sua complessità, che questo periodo incentivi il rilancio di un patto anche tra scuola e famiglie. Un patto concreto di rinnovata fiducia e collaborazione che – oltre le formalità dei “patti di corresponsabilità” – possa indicare la strada per sorpassare le barriere di incomunicabilità e diffidenza, interpellando le coscienze di tutti in un percorso finalizzato davvero al bene comune. Un patto costruito efficacemente con maggiori incontri (anche in via telematica), nei quali assumersi il coraggio di confrontarsi, chiarire, decidere insieme su opzioni importanti per il presente e il futuro dei ragazzi, della scuola, di tutti.
I bambini e i ragazzi sono predisposti alla resilienza, hanno spesso solo bisogno di adulti competenti e comprensivi che sappiano proporre percorsi di senso, condivisione, elaborazione e crescita, in modo tale da favorirla. La resilienza sa tenere insieme gli aspetti più contrastanti dell’esistenza e gradualmente integrazione, riconciliazione e trasformazione.
Proprio la trasformazione, insieme alla riorganizzazione, contraddistinguono l’atto creativo, che permette reinterpretazioni originali e costruttive degli eventi critici (Antonietti, Pizzingrilli, 2011), aspetto fondamentale perché piccoli e grandi possano attraversare l’emergenza, elaborarla, trascenderla. Promuovere la resilienza significa per l’appunto aiutare a trasformare un avvenimento critico e destabilizzante in un’occasione di sviluppo e ricerca personale e, inoltre, rafforzare le strategie che permettono di riannodare i rapporti tra passato, presente e futuro, per riconnettersi con il proprio ambiente – fisico, sociale, mentale (Cyrulnik, Malaguti, 2005).
Scommettendo su questi aspetti, la scuola può davvero costituire un prezioso laboratorio di idee, emozioni e connessioni, fungendo così da “tutore di resilienza” per allievi, docenti e famiglie. Ogni situazione di crisi, accanto ai pericoli e alle difficoltà, presenta sempre momenti cruciali di scelta e opportunità. Anche questi difficili mesi potranno essere vissuti e narrati realmente come un’occasione da non perdere, per ri-scoprire gli alunni e ri-scoprirsi. Con equilibrio, presenza, flessibilità e creatività, i docenti possono riuscire a sostenere ragazze e ragazzi in questo difficile passaggio storico, mantenendo la memoria e la fiducia nelle loro capacità e nella loro esperienza. Ma anche affidandosi alle risorse dei ragazzi, con la certezza che loro stessi sapranno suggerire e inventare modalità e strategie per affrontare insieme questa nuova avventura scolastica.
In conclusione, alcune frasi che i docenti ci hanno donato alla fine della formazione, rimarcando la preziosità di uno spazio-tempo dedicato a loro per “pensare l’emergenza” e contemporaneamente “sentirsi pensati”:
«Grazie per i consigli e i suggerimenti... ci serviva un po' di carica per affrontare il rientro!» «Grazie di questo bel momento di formazione ed incoraggiamento» «È stato utilissimo per cominciare a pensare ad attività possibili» «Grazie infinite. Di grande aiuto in questo momento di incertezze» «Essenziale per la ripartenza» «Grazie a voi tutti e complimenti... webinar interessante e soprattutto motivante» «Mi è servito per ricevere strumenti per “stare a scuola” e nello stesso tempo offrire protezione e tutela» «Argomenti che si dovrebbero approfondire» «Non sarebbe opportuno avere uno psicologo a scuola per supportare |
BIBLIOGRAFIA
- ANTONIETTI A., PIZZINGRILLI P. (2011), Resilienza e creatività: nessi possibili, in Castelli (a cura di), Resilienza e creatività, Teorie e tecniche nei contesti di vulnerabilità, Milano, Franco Angeli, pp. 31-50.
- BIONDO D. (2006), Educazione stradale e rischio accettabile, Trento, Erickson.
- CYRULNIK B., MALAGUTI E. (2005), Costruire la resilienza. La riorganizzazione positiva della vita e la creazione di legami significativi, Trento, Erickson.
- CYRULNIK B. (2009), Autobiografia di uno spaventapasseri. Strategie per superare un trauma, Milano, Raffello Cortina.
- LORENZONI F. (2014), I bambini pensano grande. Cronaca di una avventura pedagogica, Palermo, Sellerio Editore