L’approccio psicosociale di Save the Children
di ERIKA RUSSO
Il benessere e la salute del bambino e adolescente sono sempre di più al centro dell’agenda globale, temi come il supporto psicosociale e la resilienza sono centrali, soprattutto in contesti di emergenza o dopo situazioni critiche a forte impatto.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) intende la salute come uno “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non come semplice assenza di malattia”. Il termine “benessere” vuole descrivere la capacità di vivere a pieno le proprie potenzialità, la possibilità di sviluppare le proprie qualità vitali, di ampliarle, di raggiungere livelli di vita sempre più soddisfacenti. Benessere diventa quindi un modo innovativo di guardare al funzionamento della persona nella sua interezza.
Nel mondo Save the Children implementa diversi programmi di supporto psicosociale sia in contesti umanitari che di sviluppo, facendone una delle aree tematiche rilevanti dell’Organizzazione. Anche in Italia, in maniera trasversale all’interno dei Programmi di contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, di supporto alle famiglie e i neo-genitori, di contrasto a ogni forma di maltrattamento e abuso, e in supporto ai minori migranti e in risposta alle emergenze vengono realizzati interventi psicosociali con la finalità di sviluppare la resilienza del bambino e adolescente in contesti complessi.
Gli interventi psicosociali sono azioni che promuovono il benessere psicologico e sociale rafforzando i fattori protettivi e di resilienza che possono limitare le conseguenze negative del disagio sociale, delle povertà, della violenza, dell’impatto delle catastrofi e delle emergenze. L’approccio che guida l’intervento si basa sull’assunto che lo sviluppo sano del bambino avviene più efficacemente se supportato nel contesto della famiglia e della comunità di appartenenza.
OBIETTIVI DELLE AZIONI PSICOSOCIALI
Le azioni psicosociali hanno l'obiettivo di: |
Più in generale, lo sviluppo psicosociale consiste negli aspetti psicologici dello sviluppo umano: la capacità di percepire, analizzare e imparare dalle esperienze, capire se stessi e gli altri, sperimentare le potenzialità di crescita emotiva e sociale, la capacità di formare attaccamenti, specialmente con caregiver e coetanei, relazioni sociali soddisfacenti e imparare a seguire i codici sociali di comportamento della propria cultura.
Interventi orientati al supporto psicosociale spostano quindi l'enfasi dalla vulnerabilità del bambino alla promozione della salute, del benessere e della resilienza di fronte alle avversità e rafforzano le capacità e le risorse del bambino e della comunità. I bambini hanno una grande capacità di affrontare gli eventi traumatici e di reagire in maniera positiva alle difficoltà che la situazione di emergenza inevitabilmente comporta. È importante, però, conoscere e considerare con attenzione le loro necessità specifiche, per aiutarli a superare quanto accaduto e fare in modo che possano guardare al futuro con serenità.
Per Save the Children, lo strumento guida nella realizzazione degli interventi psicosociali a supporto dei più piccoli e delle loro famiglie è la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Convention on the Rights of the Child – CRC).
La CRC, una delle più importanti Convenzioni internazionali sui Diritti Umani, è dunque uno strumento di lavoro privilegiato: la programmazione di tutte le attività viene svolta con un approccio basato sui diritti attraverso l'applicazione pratica del Child Rights Programming. Un approccio basato sui diritti richiede, sostanzialmente, di ascoltare la voce delle persone (in questo caso bambini, bambine e adolescenti) garantendo che vengano rispettate le loro richieste e bisogni in qualità di soggetti di diritto e, contemporaneamente, monitorare le istituzioni e gli adulti di riferimento che hanno insieme anche la responsabilità di rispettare, proteggere e garantire quei diritti. I bisogni, in quest’ottica, vengono letti come l’espressione di un diritto negato.
Il lavoro di psicologi, sociologi, educatori e altri professionisti del sociale è quindi naturalmente intrecciato all’ambito dei diritti umani e lo è ancora di più nello specifico dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Si declina, ad esempio, nella costruzione di percorsi di crescita sani, armonici e positivi, nel perseguimento di obiettivi educativi e di salute, nel favorire il benessere individuale e collettivo (art. 24. CRC Diritto alla salute e diritto a beneficiare del servizio sanitario).
Dal 1919 Save the Children si impegna a migliorare la vita di bambini e adolescenti in tutto il mondo, mantenendo lo sguardo rivolto ai più vulnerabili e si propone, anche per gli anni futuri, di migliorare la vita dei bambini “most deprived”, coloro che sono maggiormente a rischio di esclusione sociale e marginalizzazione, che affrontano quotidianamente piccole e grandi sfide e avversità.
Per queste ragioni è da ritenersi più fruttuoso un modello di supporto psicosociale che preveda la promozione delle risorse e di punti di forza, delle abilità sociali ed emotive, basato cioè sulla possibilità di contribuire alla strutturazione di processi di resilienza a partire dalle fasi precoci dello sviluppo.
Un approccio psicosociale basato sulla resilienza ha come focus principale quello di promuovere il benessere e lo sviluppo positivo attraverso la costruzione di un cordone protettivo intorno ai bambini e favorire il loro empowerment.
CRITERI DELL’AZIONE PSICOSOCIALE
Criterio 1: la centralità dei diritti del bambino
La Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Convention on the Rights of the Child – CRC) è uno dei più importanti trattati internazionali sui Diritti Umani che dà un ruolo di monitoraggio della sua implementazione alle ONG. Save the Children ha fatto della CRC il suo strumento di lavoro privilegiato: la programmazione di tutte le attività viene svolta con un approccio basato sui diritti attraverso l'applicazione pratica del Child Rights Programming.
Un approccio basato sui diritti richiede, sostanzialmente, di “deviare” l’attenzione dai bisogni delle persone (in questo caso bambini e bambine) verso gli obblighi e le responsabilità di coloro che devono rispettare, proteggere e garantire quei diritti. Il bisogno deve essere visto come l’espressione di un diritto negato; l’attenzione si sposta sulle cause che determinano la negazione di quel diritto e chi dovrebbe garantire quel diritto, che diventano i presupposti per decidere quale tipo di intervento promuovere.
Quasi tutti gli articoli della CRC possono essere utilizzati come mappa per evidenziare la connessione con attività di supporto psicosociale, cosa è possibile fare per ogni diritto enunciato, oltre che per monitorare il benessere di bambini/e e adolescenti, di seguito indichiamo i più significativi:
Articolo 2. Il sostegno psicosociale combatte la discriminazione facilitando l'integrazione nella società di gruppi vittime di discriminazioni, come ragazze, bambini appartenenti a gruppi di minoranza, bambini che vivono in povertà e bambini con disabilità.
Articolo 5 e articoli da 12 a 17. Il supporto psicosociale dà potere ai bambini/e e ai giovani offrendo opportunità di partecipare alla vita sociale, essere autosufficienti e sviluppare la fiducia in sé stessi. Incoraggia inoltre l'empowerment con il dovuto riguardo per la maturità e l'evoluzione della capacità del bambino/a e il rispetto dei diritti e delle responsabilità degli adulti.
Articoli 20, 22, 23. Lavorare in un’ottica psicosociale significa offrire un'opportunità a tutti i gruppi di bambini bisognosi di protezione speciale di avere accesso equo a diversi tipi di sostegno (compresi istruzione, protezione sociale, sport, gioco, musica, danza e teatro). Tali bambini includono persone con disabilità, coloro che vivono in realtà istituzionali, bambini rifugiati, ect.
Articoli 24 e 27. Considerare la dimensione psicosociale significa contribuire al riconoscimento di quegli articoli della Convenzione che riconoscono il diritto di bambini/e e adolescenti ad avere un livello di vita sufficiente per consentirgli uno sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e un completo stato di benessere fisico, psichico e sociale.
Articolo 28. La scuola è un importante presidio culturale e sociale, luogo di incontro tra studenti, docenti, genitori e associazioni (comunità educante). L’ottica psicosociale permette di considerare la scuola come un ecosistema relazionale da supportare affinché sia sicura, inclusiva e di qualità e per raggiungere il benessere psicofisico di tutti gli attori coinvolti contrastare la dispersione scolastica e co-costruire un futuro migliore per tutti i bambini/e e adolescenti.
Articoli 19 e 29. Il supporto psicosociale promuove la non violenza, fornendo opportunità d’integrazione sociale, incoraggiando il fair play e incanalando l'energia lontano da potenziali comportamenti distruttivi.
Articolo 29.1.a. Il supporto psicosociale può offrire, in maniera coordinata e insieme ad altri approcci, l'opportunità ai bambini di sviluppare «il loro massimo potenziale».
Articolo 31. Il gioco ha una funzione fondamentale per lo sviluppo e il benessere di bambini/e e adolescenti. Le discipline psicologiche e sociali possono contribuire ad una maggiore consapevolezza del valore cruciale del gioco spontaneo per la mente umana.
Articolo 39. Il supporto psicosociale è uno strumento di riabilitazione e reinserimento per sostenere la riabilitazione fisica e psicologica e la reintegrazione sociale di bambini e famiglie colpiti da conflitti e altre emergenze umanitarie.
I genitori sono citati 32 volte nella CRC, il tema della genitorialità occupa uno spazio decisamente significativo nel documento (articoli 5, 7, 9, 14, 18, 22, 27, ect). Le discipline psicologiche e sociali sono centrali nel sostegno alla genitorialità, nella messa in atto di programmi orientati a rinforzare i legami di attaccamento, nelle valutazioni in casi di allontanamenti quando si teme per fenomeni di maltrattamento e abuso, nel recuperare le capacità genitoriali e nel riattivare le risorse del sistema famiglia attraverso attività di sostegno alla genitorialità e di supporto alla diade madre-bambino.
Criterio 2: Usare un approccio sistemico e multi-livello
Ogni intervento psicosociale non può non definirsi un intervento sistemico, se con questa parola s’intende leggere i fenomeni osservati in una prospettiva necessariamente multidimensionale che oscilli dalle parti al tutto e dal tutto alle parti. Ogni intervento o programma psicosociale, sia dalle fasi di valutazione e pianificazione, dovrà quindi considerare sia l'individuo (bambini/e e adolescenti nella maggior parte dei casi) sia le sue relazioni con il mondo esterno rappresentate sia dalla famiglia sia dal contesto (comunità, società, cultura). I bambini/e sono in grado di influenzare le relazioni di cui sono parte, anche in precocissima età, sono persone che diventano velocemente capaci di valutazioni, responsabilità e azioni pro-sociali, pur con i propri limiti e peculiarità. Circolarità, reciprocità, intersoggettività e interazionismo sono le parole chiave di questa visione sistemica e multi-livello.
Dal punto di vista più operativo, la piramide IASC dei servizi multi-livello aiuta a concettualizzare meglio i vari gradi dell’azione psicosociale.
Come affermato negli Standard Minimi per la Protezione dell'Infanzia: "Tutti gli strati della piramide sono importanti e idealmente dovrebbero essere implementati allo stesso tempo" . Come si può vedere dalla figura 1, la piramide d’intervento è composta da quattro livelli di intervento che vanno dai servizi di base e le esigenze della popolazione per consentire alla maggior parte delle persone di tornare al normale funzionamento, al rafforzamento del sostegno alla comunità e alla famiglia, al sostegno mirato non specializzato, fino ai servizi specializzati.
Decidere di concentrarsi su un solo livello della piramide non significa che dovrebbe essere il livello più alto possibile. La capacità dell'organizzazione dovrebbe essere un fattore significativo nel decidere dove concentrare gli interventi.
Figura 1: Piramide dei servizi si salute mentale e supporto psicosociale IASC
Minimum standards for child protection in humanitarian action. Child Protection Working Group (CPWG) 2012, p.99
Criterio 3: Favorire un modello integrato
Considerazioni psicosociali e interventi di supporto psicosociale non dovrebbero essere considerati come attività "autonome" e isolate ma dovrebbero essere integrate nei programmi già esistenti per migliorare la qualità dei servizi offerti. L’attenzione al supporto psicosociale dovrebbe essere una tematica trasversale (cross-cutting) a tutti i programmi la cui integrazione viene favorita attraverso le seguenti azioni:
Capacity building dello staff interno e dei partner per migliorare le conoscenze su concetti e tematiche psicosociali: come sostenere l’ascolto attivo, come condurre colloqui di valutazione e assessment, come riconoscere segni di stress, come osservare e sostenere la relazione genitore-bambino, elementi del primo soccorso psicologico, etc.
Includere considerazioni sul benessere psicosociale nelle fasi di assessment, monitoraggio e valutazione dei programmi.
Criterio 4: Sostenibilità e impegno sui territori
Dalla nascita, tutti i bambini saranno coinvolti in una varietà di diverse agenzie e istituzioni, in particolare in relazione alla loro salute, assistenza e sviluppo educativo. Una serie di professionisti, tra cui insegnanti, infermieri, pediatri, medici, psicologi ect, avranno un ruolo centrale nel valutare il loro benessere generale e loro sviluppo. Compito di tutte le azioni psicosociali sarà quello di lavorare, tutte le volte che sia possibile e necessario, in stretta connessione con tutti i servizi presenti sul territorio in modo da garantire la sostenibilità degli interventi.
Criterio 5: Do No Harm
È importante essere consapevoli degli impatti potenzialmente negativi degli interventi di supporto psicosociale, compresi quelli con l'obiettivo di migliorare la salute e il benessere e di prevenire danni involontari ai beneficiari.
Il principio del Do No Harm si basa sulla massima di Ippocrate del “non arrecar danno”; in altre parole, devono essere compiuti sforzi per ridurre al minimo i possibili effetti negativi e massimizzare i possibili benefici. È responsabilità dei professionisti impegnati nei diversi progetti, programmi e servizi quella di proteggere bambini e famiglie dai pericoli e garantire che possano trarre i maggiori benefici possibili dal coinvolgimento nelle attività proposte. Riteniamo che sia indispensabile essere consapevoli del fatto che l'aiuto e il supporto possono sia aiutare che ostacolare, sia generare e stimolare che bloccare e arrestare, sia potenziare ma anche privare sia le relazioni che gli individui coinvolti.
IL MODELLO ECOLOGICO
“Lo sviluppo del bambino avviene attraverso processi di interazione progressivamente più complessi tra il bambino e le persone, gli oggetti e i simboli nel suo ambiente immediato. Per essere efficace, l'interazione deve avvenire su base abbastanza regolare per un lungo periodo di tempo.” (Brofenbrenner e Morris, 1998, p. 996)
Lo sviluppo e il benessere del bambino sono contingenti a un numero di fattori contestuali che includono la famiglia, la comunità, le influenze politiche e socio culturali nonché i servizi e le strutture presenti sul territorio. In questo senso si può affermare che lo sviluppo del bambino è strettamente contestuale, dal momento che le transazioni fra il bambino e il suo ambiente implicano effetti reciproci e bidirezionali che modificano profondamente le caratteristiche e le esperienze del bambino.
Il modello ecologico sottolinea non solo gli effetti che l’ambiente ha sul bambino ma anche gli effetti che il bambino, al contempo, produce sul proprio contesto. In un’ottica di complessità, non è cioè possibile considerare le influenze ambientali sul bambino come forze indipendenti dal bambino stesso. La prospettiva ecologica mette, quindi, in evidenza che il bambino è attivo e dinamico all’interno dell’ambiente in cui cresce e che contribuisce a ristrutturare. Ne deriva che la relazione individuo-ambiente è caratterizzata da reciprocità.
Inoltre, l’ambiente rilevante ai fini dei processi di sviluppo, non è circoscritto alla situazione immediata, ma comprende altre situazioni ambientali, ivi inclusi gli ambienti digitali che hanno forme e caratteristiche proprie, di cui l’individuo può essere più o meno partecipe, ed anche le interconnessioni tra di esse. Ad esempio, il rapporto che una comunità ha con la scuola può avere un impatto sullo sviluppo del bambino, anche se il singolo bambino potrebbe non essere coinvolto direttamente nelle interazioni. Importante poi, è l’ambiente così come è percepito dal bambino e non come è nella realtà oggettiva; sono soprattutto gli eventi che hanno significato per l’individuo in una data situazione ad esercitare una notevole influenza sulla crescita psicologica. Tale distinzione tra ambiente oggettivo ed ambiente percepito non è di poco conto se si pensa che lo sviluppo del bambino presso altre culture è stato spesso valutato collocando il bambino in situazioni sperimentali organizzate secondo parametri occidentali e con materiali loro non familiari. Questa distinzione rimane fondamentale anche nella progettazione di futuri interventi che pongono al centro il benessere dei bambini/e migranti.
L'ambiente ecologico, come dice Bronfenbrenner (1979), è un "insieme di strutture annidate, una dentro l'altra, come in una matrioska". Lo sviluppo di un bambino è graduale e implica una relazione reciproca tra il bambino, con le sue caratteristiche personali, e il suo ambiente rappresentato dalla famiglia/caregiver, la comunità e la cultura/società.
Figura 2: Modello Ecologico dello sviluppo
Il cerchio più vicino al bambino comprende tutte quelle figure con le quali il bambino interagisce più frequentemente specialmente nei primi anni di vita, e che hanno un impatto più immediato e diretto sul suo sviluppo tra cui: la famiglia, la scuola, le istituzioni di quartiere e i coetanei.
Quest’ambiente si pone come base sicura dalla quale il bambino comincia a conoscere il mondo. In quanto ambiente di apprendimento più intimo del bambino, gli offre un punto di riferimento nel mondo.
La famiglia è il primo microsistema che permette al bambino di imparare a vivere e sviluppare un senso di fiducia e reciprocità e la famiglia esiste nel contesto di sistemi ambientali e comunitari più ampi. Oltre alla famiglia svolgono quindi un ruolo importante anche i membri della famiglia allargata, le scuole, il vicinato, centri ricreativi che permettono al bambino di sviluppare relazioni con una varietà di adulti e di pari. Queste relazioni con persone al di fuori della famiglia possono essere particolarmente importanti quando i genitori lavorano fuori casa o quando hanno energie e risorse limitate.
Il secondo cerchio fa riferimento al più ampio sistema sociale in cui il bambino non è direttamente coinvolto. Le strutture in questo strato hanno un forte impatto sullo sviluppo del bambino, interagendo con le struttura nel suo microsistema. I principali esosistemi che influenzano indirettamente il bambino attraverso un supporto diretto alla famiglia sono: la scuola e i coetanei, il posto di lavoro dei genitori, le reti sociali della famiglia e delle comunità di quartiere, la politica locale, le istituzioni religiose, ecc.
Adattato da: Joan Duncan, Laura Arntson, Children in Crisis: Good practices in evaluating psychosocial programming, International Psychosocial Evaluation Committee and Save the Children Federation, Inc., 2014, p. 16.
Il terzo e ultimo cerchio che influenza il bambino, la famiglia e la comunità è rappresentato dalla cultura e dalla società, le quali esercitano un forte impatto sia offline sia negli ambienti digitali in cui agiscono con dinamiche peculiari. Questo cerchio comprende i contesti socio culturali e politici che modellano valori, aspettative e norme e mediano l’accesso delle persone ai diversi servizi e opportunità.