2014, Roma

Tragedia familiare in Via Carlo Felice

“Quando ho tanta paura, io canto”

Il superamento dellemergenza secondo un bambino


Intervento a scuola per la tragedia familiare in Via Carlo Felice
Il 27 ottobre 2014, nel quartiere San Giovanni a Roma, si è consumata una grave tragedia, che ha coinvolto una famiglia di origine marocchina. Una bambina e un bambino (rispettivamente di 3 e 9 anni) sono stati trovati morti, brutalmente uccisi, mentre la terza sorellina (5 anni) era in fin di vita. L’ipotesi è che la madre, dopo aver colpito il marito all’addome, abbia ucciso i due figli e ferito gravemente la terza, per poi togliersi la vita. 
L’evento ha sconvolto la quotidianità delle persone che conoscevano la famiglia, portando nelle loro vite interrogativi inquietanti, paure, incredulità, rabbia, sensi di colpa. Tra il 28 ottobre e il 20 novembre 2014, il nostro team composto da Michele Grano e Francesca Bennati ha realizzato incontri di supporto psicosociale nella scuola “Di Donato-Manin” di Roma, frequentata dai tre fratelli. Il lavoro svolto ha avuto come prima finalità sostenere i compagni di classe dei bambini nell’iniziale elaborazione di quanto accaduto, e di fornire a genitori e insegnanti di tutta la scuola l’ascolto necessario per chiarire ciò che agitava anche loro, al fine di cercare strumenti e risorse per avvicinare la sofferenza dei bambini e aiutarli. I beneficiari sono stati circa 200 tra bambini e adulti. Gli incontri hanno facilitato l’attivazione di una rete di supporto per bambini e adulti, anche con la collaborazione dell’ASL RM-A (che si è resa disponibile per garantire la continuità dell’intervento).
Altra dimensione basilare dell’intervento è stata l’attenzione al variopinto mondo di etnie e culture presenti nella scuola; tale ottica ha agevolato ulteriormente nell’accogliere e comprendere le differenti modalità di vivere ed esprimere le emozioni legate al dolore e alla perdita. Nella classe IV (frequentata dal figlio di 9 anni) nella quale è stato realizzato un percorso più lungo abbiamo privilegiato i canali affettivi ed espressivi per chiedere un accesso al ricco mondo interiore dei bambini nella maniera più delicata: dopo aver creato un clima di fiducia, abbiamo raccontato loro una storia che parlava di una nuvola che a causa di una tempesta si era smarrita e si ritrovava a dover affrontare mille difficoltà (legate alla perdita degli amici, allo smarrimento, ecc.). Il racconto un po’ buffo e teatralizzato ha catturato i bambini, che grazie al linguaggio mediato dei simboli hanno potuto avvicinare i loro vissuti legati alla “tempesta” che era realmente intorno a loro… A un certo punto chiedevamo ai ragazzi di immaginare un finale. Ognuno di loro ha disegnato o scritto la storia, regalandoci dei capolavori che abbiamo poi conservato in uno “scrigno” realizzato per loro.

Una maestra della materna: «Ci avete aiutato a donare una coperta morbida e accogliente ai bambini spaventati».